lunedì 18 aprile 2016

Le palle di Keplero

Le palle di Keplero


In un Natale dei primi anni del 1600, quel testone di Keplero guardava dalla finestra la neve che scendeva. Siccome era appunto un testone, invece di lamentarsi della neve perché crea disagi alla guida (e poi non c’erano le auto, che gli fregava) o di gioire come gli idioti che gioiscono quando vedono la neve scendere, si limitò ad osservarla e si accorse che i fiocchi, si depositavano sui vetri uno diverso dall’altro. Io, nell’ipotesi remota che me ne accorgessi, me ne sbatterei le palle, ma lui – che era un testone – ci rifletté sopra (proprio rifletté con la “é” dall’accento acuto, l’ho detto, era un testone). Osservò i fiocchi ancora più intensamente e capì che possedevano una simmetria esagonale. Oltre che testone, una vista da Superman. Si ricordò che già degli antichi ancora più antichi di lui, perché si sappia,per uno strano principio cronologico, in qualsiasi periodo uno nasca ha sempre degli antichi rispetto a lui, insomma…questi antichi scoprirono che anche le api costruiscono gli alveari esagonali. Ma non solo, se dei fruttivendoli vogliono accatastare delle arance occupando meno spazio possibile, creano delle griglie esagonali. Gli esagoni sono un po’ come gli acari, ce ne sono tantissimi e non ce ne accorgiamo. Per avere una dimostrazione matematica che dimostrasse (perché se le dimostrazioni non dimostrassero si chiamerebbero in un altro modo) queste potenzialità delle griglie esagonali, si dovette aspettare quasi il 1900 con il norvegese Thue. La Norvegia, oltre che per i salmoni affumicati, è anche famosa per le arance. Lo studio delle griglie esagonali proseguì per secoli, si allargò prima con le palle dei cannoni e i modi con cui si potevano assemblare e poi, infine, con le palle che mi sono venute a me con ‘sta storia.
Livio Cepollina