2 giugno – oggi si festeggia Sant’Erasmo di Formia!
Con una provocazione scontata quanto banale ho intitolato questo editoriale. Esterno un sentimento sicuramente condiviso da molti, c’è poco da festeggiare la Repubblica. Lasciando da parte gli sprechi per festeggiarla togliendo liquidità più utile alle vittime del sisma, ovvietà non tanto ovvia per Monti & Napo S.p.A (acronimo di SPRECHI PER ANNIVERSARI), che senso ha commemorare un Nulla? Lo Stato non esiste più. E molliamola una volta per tutte con questi sentimenti patriottici rivolti al vuoto, se un papà ci ha lasciati e non se ne è più fregato della famiglia, al compleanno gli fate il regalo? Sì, una bella bottiglia di Guttalax da bere a garganella. L’affidabilità di chi ci governa è zero. La loro e di chiunque li sostituirebbe. Il fascismo sarebbe peggio e l’anarchia peggio ancora. E considerando che l’idea di rivoluzione sta agli italiani quanto uno shampoo nel bagno di Sallusti, ce lo teniamo così com’è. Condanna irrevocabile. E poco da sgomentarci, lo Stato è il nostro specchio. Noi siamo lo Stato. Una pianta che è cresciuta con i nostri semi. L’Italia manca quanto mancano gli italiani. Del Nord, del Centro, del Sud. Siccome ho l’indole di esemplificare i miei pensieri, lo faccio con una situazione, apparentemente insignificante, ma se proiettata all’interno di una cornice più grande, la dice lunga. Nel 2011 si è festeggiato il 150° anniversario dell’Unità. Una delle più recenti industrie di minchiate stratosferiche, tutta la Penisola si è tricolor- gadgetizzata.
Potete immaginare per me di Torino, tutto è nato da qui, abbiamo pure creato uno spazio per santificare l’anniversario: le OGR. Si chiamano Officine Grandi Riparazioni perché non funzionano mai, o va via la luce, o cade un pezzo di tetto. Sono state pure premiate come la struttura con il miglior sistema antincendio, sono sempre piene zeppe d’acqua. Le ultime mostre si visitavano a bordo di un gommone.
E poi il massimo dell’ipocrisia spacciata per valore, la bandiera sui balconi. E chi non l’ha messa? Ebbene, molte bandiere, nonostante sia passato un anno, sono ancora lì. Potrebbe anche andarmi bene questa ostentazione intrattenibile di attaccamento alla patria, ma lavatele! Sono lerce da far schifo!
Molti l’hanno lasciate perché non hanno voglia di toglierle, come quelli che lasciano i babbi natali appesi fino a Pasqua. E noi italiani siamo così, viviamo di simboli, di gesti plateali, di filmati con Tardelli che corre dopo aver segnato il secondo goal alla Germania e poi tagliamo le code, non rispettiamo gli anziani, buttiamo la carta per terra, ci riempiamo di casse d’acqua se i tir scioperano e lasciamo dei cenci color smog penzolare dalle ringhiere, tanto sul palco ormai ci siamo saliti, abbiamo fatto la nostra bella “minchiafigura”, ma non abbiamo più voglia di riportar via l’attrezzatura di scena, troppa fatica. Quindi niente festa, le parate dei “paraculi” non mi interessano. Perché lo Stato cambi, cambiamo noi. Amen .
Livio Cepollina