venerdì 11 maggio 2012

Sono tutti maestri!

SGUARDI PONDERATI

Sono tutti maestri!

Buongiorno ismo-fili! Suddai, ditemi la verità! (suddai non è il passato remoto di suddare).
Quante volte, mentre state facendo qualsiasi cosa, vi è capitato il so-tutto di turno che vi voglia insegnare a farla? Magari, proprio quello-a che quella cosa non l’ha mai fatta o la faccia da molto meno tempo di quando avete iniziato a farla voi? Questo mondo è stracolmo di presuntuosi e purtroppo l’improvvisazione, che sta dilagando a gogò, gli dà adito ad esserlo. Una volta, gli apprendisti muratori, venivano chiamati “bôcia” e questi non potevano permettersi di fare gli eruditelli col padrone, elargirgli consigli di qualsiasi tipo o sottrarsi a ciò che gli veniva imposto di fare. Grazie al Cielo, questi tempi sono finiti, il dialogo a volte riesce a far interagire le due parti e i sindacati, anche se con le loro frequenti malefatte, hanno accorciato il divario che separava il “chi dà la paga” da “chi la prende”. E con “bôcia” si identificavano non solo quei garzoni con la cazzuola in mano, ma qualsiasi giovanotto che affiancasse uno più esperto all’interno di un qualsiasi contesto lavorativo, il lavapiatti vicino allo chef o l’attorino esordiente che in teatro cedeva la scena al primo attore, spesso chiamato istrione che con enfasi nella recitazione, teneva a marcare ancor più nettamente la differenza dal precedente. Adesso, siamo passati all’estremo opposto, un bordello senza porte, non c’è neanche più il tavolino della maîtresse, almeno lei dava un po’ di organizzazione al tutto.
Parlando di me ( se non ne approfitto qui - dal boss Alex, dove lo faccio?), mi sono accorto che in qualsiasi ambito mi rechi, sono tutti “imparati” e vanitosi e spesso questa fastidiosissima saccenteria me la impongono gratuitamente ed io, seppur incavolandomi dentro, sono costretto a subirla. Anzi, per dirla tutta, lo fanno molto più frequentemente verso me piuttosto che verso altri.
Mi sono chiesto il perché, ci ho riflettuto a lungo - e sono arrivato ad una conclusione: è perché non me la tiro! (ed anche perché non ne avrei il motivo) . Sì, la soluzione è tutta lì. In un mondo dove la consistenza di un curriculum non è dettato dallo spessore delle parole che lo riempiono ma dalla loro quantità, non vali per la qualità delle cose che hai fatto ma per il valore con cui qualifichi quelle cose. Per lo stesso motivo esistono proprio dei curriculum-isti professionali che ti creano loro, la presentazione a puntino da portare chissaddove, una pergamena piena zeppa di ciòfeche osannanti ma che, spremendole razionalmente, valgono una benemerita cippa. Finendo, i veri maestri non insegnano, addossano ed addobbano elegantemente il tuo sapere di nuove nozioni, che ti arrivano garbate, acquisisci serenamente e fai tue – senza rabbia. Amen.