venerdì 8 giugno 2012

un tutto tutt'uno

Un tutto tutt’uno

Oggi leggevo un articolo sui detriti che, a causa dello tsunami giapponese, hanno percorso migliaia di chilometri in mare per arrivare alcuni in Florida, alcuni altri nell’Oregon e persino in Alaska. A parte il motivo triste che li ha messi in viaggio è incredibile pensare alla fattezza degli oggetti di cui sto parlando, ci sono motociclette, pescherecci, elettrodomestici e non le solite bottigliette di plastica con all’interno un “ti amo” scritto in nipponico e diretto verso qualche anima spaccacuori dall’altra parte del Pacifico. Delle distanze che un evento drammatico ha accorciato inverosimilmente informandoci, e per l’ennesima volta, di quanto piccoli siamo e soprattutto di quanto siamo vicini, noi calpestatori (e spesso abusatori ) del suolo terrestre. È stato un attimo e la pensologata si è subito addentrata in tematiche che seppur adorandole, faccio fatica a capire io stesso e lungi da me l’idea di spiegarle, come la fisica quantistica, la teoria delle stringhe e tutte queste tutt’altro che amenità che rendono insonni le notti degli scienziati, i primi a capirci ancora poco, e quelli che come me che sfogliano libri su libri per capirci meno di prima o si bruciano le retine davanti a filmati di You Tube dove pseudo Illuminatori cercano di chiarirle con parole semplici. Anni fa, quando per la prima volta sentii parlare della Teoria delle Stringhe, credevo si alludesse all’opera di un calzolaio sotto l’effetto di qualche allucinogeno. Che, parentesi della parentesi, leggendo i giornali di questi giorni, è sempre meglio un ciabattino matto che spara pirlate di uno zombi cannibale che ti strappa a morsi un alluce.
Che il Tutto sia un tutt’uno e noi siamo parte del Tutto e di tutto quel tutto che forma il Tutto, ormai è innegabile. Una Sinergia Universale che ci accomuna tutti dove ognuno di noi è energeticamente in grado di influenzare la realtà altrui e specularmente subirne la loro influenza. Proiettando queste considerazioni semi filosofiche o, meglio, “scemi “ filosofiche ad una realtà più tangibile, come potrebbe essere il nostro vissuto quotidiano, è evidente l’importanza che nutre il nostro comportamento e in particolare il pensiero che lo innesca. Ci togliessimo da addosso quella veste egocentrica che vede il mondo finire sull’ombra dei suoi passi si vivrebbe meglio. Riuscissimo a pensare in grande, vedendo l’Umanità come una grossa somma, dove ogni addendo ha pari importanza ed è necessario che ognuno dia il meglio di Sé affinché il risultato finale sia per tutti comodo e rassicurante, arriveremmo ad avere un mondo migliore. Ma è utopistico che ciò accada e quindi, per l’ennesima volta, fottiamoci. Amen.