MA QUANTO FA FIGHI DIRE DI ANDARE A FARE LO SPENDING REVIEW ALL’IPERMERCATO
Fra le caratteristiche che identificano gli italiani, c’è quella di far diventare da un giorno all’altro, di uso comune una parola che fino al giorno prima non si immaginava neppure esistesse.
Lo Spending Review è l’ottimizzazione delle spese da parte di una qualsiasi struttura al costo di ridurre le stesse. La struttura può essere benissimo anche un governo, tant’è che in Italia, questo Spending Review, è da poco diventato legge.
Considerando che in Italia convertire un decreto in legge costi smisuratamente, ne possiamo convenire che debba essere una legge da rispettare con estremo vigore anche solo per gli stessi costi pagati per approvarla. Potremmo tranquillamente parlare di una rara legge dai “propositi autoreferenziali”.
Ma a parte queste banali considerazioni pseudo filosofiche da chi filosofo non è, resta appurato ormai che si parla di Spending Review allo stesso modo di parlare del tempo che faccia o di cosa alla sera si guarderà in tv.
Ad abusare della parola, a parte i luminari (ma poco illuminati) della politica e dell’industria , è il popolino che adora gli approcci violenti e comodi con il sapere, lo stupro della cultura - per farla breve, che non “cià” voglia di leggersi i libri ma che gli piace riempirsi la bocca con le parole difficili, soprattutto se nuove, illudendosi così di stupire maggiormente. Come se queste bastassero a colmare i vuoti prodotti dalla loro pigra ignoranza.
A questo punto, resta inutile spiegare quanto si senta figo il cerebradipo di turno, nel dire che va a fare lo Spending Review all’ipermercato. Se il mondo che ci attornia è la somma di quello che tutti noi singolarmente siamo riusciti a dargli, il cerebradipo di conseguenza riflette anche i curiosi controsensi negli atteggiamenti adottati dai nostri parlamentari e quindi all’ipermercato ci va con la macchina. Le due borse della spesa potrebbe tranquillamente caricarsele in tram, spendendo, già da subito, meno per il viaggio - ma questo non gli interessa: all’ipermercato si va in auto e meglio ancora se questa è un’auto costosa che si sta pagando a rate, l’immagine che vuole trasmettere il “cerebradipo spending - review – predicatore” è sacra.
Nelle loro borse contraffatte di “Aurelio Mardini”, che riproducono le carte geografiche della FANDONIA (ma anche lì … insomma … se non hai soldi per comprartele originali, non comprartele), tengono tutte le promozioni pubblicitarie degli ipermercati e con un non indifferente sforzo mentale, diamogliene atto, si stampano idealmente delle tabelle comparative per vedere quanto costi, uno stesso articolo, in quel posto ed in quell’altro.
Sono capaci di farsi partire quasi un pieno di auto per comprare il caffè e l’acqua da quella parte, il detersivo e l’anticalcare da quell’altra e lo yogurt, essendo anche loro degli accaniti fans del Bidifus, da quell’altra parte ancora.
Poi ci sono quelle signore che si comprano le confezioni “gran – risparmio” da 80 scatole di tonno. Una quantità spropositata, per consumarlo prima della scadenza, saranno obbligate a mangiarselo a colazione – pranzo e cena. Una mattina si sveglieranno accorgendosi che le sono spuntate le pinne ed andranno a fare le hostess all’Acquario di Genova.
Ho anche visto quelli riempirsi il carrello di lampadine a risparmio energetico, vero – costavano quasi la metà rispetto al negozietto sotto casa, ma considerando che ognuna di queste dovrebbe durare otto anni, presumo confidino in una reincarnazione stipulata con un contratto, dove moriranno prima del dovuto – ma col vantaggio che nella prossima vita si potranno portare appresso l’eredità della vita precedente.
Lo Spending Review se vissuto con troppa ansia può anche condurre i soggetti a delle patologie psichiatriche più preoccupanti, come l’ossessiva ricerca dell’affare.
Ho visto single senza figli comprare dei pannolini per neonati, uomini di colore comprarsi gli abbronzanti, persone caricarsi nel baule dell’auto bancali di carta igienica e sopra il portapacchi delle piante di prugne per agevolare il consumo della prima. Individui, rovinati dalla troppa televisione, comprare l’olio Dante e poi incavolarsi perché non c’erano allegate le spiegazioni di Benigni. Le stesse signore, che prima avevano acquistato le 80 scatolette di tonno, caricarsi tonnellate di grissini diversi, finché finalmente non troveranno quello giusto che riesca a tagliarlo. Gente riempirsi di vino sfuso le bottiglie di vetro portate da casa allo scopo di salvare l’ambiente e poi comprare i bicchieri di plastica per berlo. Ed infine, ho anche notato un’appartenente del popolino sopracitato, quello amante delle parole difficili, comprarsi un libro, ma solo perché anche questo era in offerta.
Amen.