domenica 2 giugno 2013

mercATTO CRIMINALE

mercATTO CRIMINALE

Ho fra le mani il volantino che mi sono trovato dentro la buca delle lettere. Pubblicizza un nuovo negozio di parrucchieri cinesi. Presenta un mucchio di refusi, di errori da distrazione, tipo “nouva” apertura, qualche shampoo con tre “o” (quelli dove il massaggio sulla cute dura di più) ed un paio di “rinforznte” senza “a”, sarà sì un rinforzante, ma non troppo troppo, col rischio di trasformarsi in invasivo.
A farmi sorridere è la convinzione che di questi pastrocchi, i colpevoli, non sono i cinesi del negozio. Non ne hanno avuto il tempo, perché in un giorno e mezzo avranno verniciato le pareti del negozio, soffiandoci sopra le avranno asciugate prima, l’avranno arredato, avranno controllato che i miscelatori dell’acqua calda funzionino a dovere e si saranno procurati, sempre in un tempo da record ed avvalendosi di quella sorprendentemente funzionale burocrazia GIALL-ITALIANA (di cui gli italiani non possono servirsi), tutti i permessi utili ad iniziare legalmente la loro attività. I pasticcioni sono stati i grafici che hanno fatto il depliant, appartenenti a qualche sedicente e fantomatico gruppo commercialmente delinquenziale che abbattono all’inverosimilità i prezzi per appropriarsi i lavori, disinteressandosi completamente di come questi alla fine si presenteranno agli utenti diretti e non.
Alla fine ci troveremo un pezzaccio di carta efficace quanto disonesto. Efficace perché i dati sulla nuova, ops … sulla “nouva” apertura ci sono e chi vorrà andarci avrà le informazioni strettamente necessarie per farlo e disonesto, per lo meno eticamente disonesto, perché di quello che dovrebbe essere un lavoro serio ne ha fatto un mestiere improvvisato, provocando – e per l’ennesima volta, confusione e l’insensatezza in quelle che dovrebbero essere delle normali gestioni dei listini.
Succederà che, altri grafici ancora più pressappochisti e superficiali dei precedenti, abbatteranno ulteriormente il costo di volantini analoghi, i margini di guadagno saranno sempre più ristretti (per loro e per gli altri) e i prodotti risultanti diverranno sempre più orripilanti.
A cornice di tutto questo, ci sono poi i prezzi di questi parrucchieri cinesi, almeno un quarto di quelli proposti dai colleghi italiani. Sicuramente i loro tagli i loro colpi di sole e le loro permanenti saranno essenziali, il minimo necessario per essere identificati come tali, ma anche questi saranno altri lavoricchi e prodottucoli.
Adorabile nei cinesi è la rapidità, quell’indole di stringere al massimo i tempi per creare qualcosa, sia esso un piatto di pasta sia esso un trattamento delle sopracciglia. Arriveranno al piatto di pasta col sapore simile a quello di un vero piatto di pasta o alle sopracciglia stile “MinkiaOù” quasi identiche alle vere sopracciglia stile “MinkiaOù”, ma non saranno - appunto - le stesse cose, saranno solo simili. E se gli chiederanno il balsamo, non sapendo che sia, arriverà il giallino con il finto chitarrino da 6 euro ad intonarti “se tu sei l’angelo azzullo, questo azzullo non mi piace, la bellezza non mi dice, le palole che vollei”, ecco il “balsamo”.
Questo vortice irrefrenabile di sfrontatezza commerciale, all’inizio non sembra procurare grossi disastri economici a chi lavora con serietà, anzi – paradossalmente - sembra rafforzarlo, essendoci fortunatamente ancora sporadici clienti che pretendono la qualità; l’ecatombe definitiva si manifesterà successivamente, quando i sporadici clienti giustamente pretenziosi, per forza di cose e perché costretti dai loro stessi concorrenti a spendere meno, si ridurranno sempre più e chi lavorava con giudizio per sopravvivere dovrà calarsi i pantaloni ed accontentarsi di guadagni inferiori, creando inevitabilmente prodotti qualitativamente inferiori.
Sono e saranno “razzi”.
Livio Cepollina