MAGIA AL POPOLO?
GIAMMAI!
C’è un collettivo di autori, sicuramente coltissimi, che si
fa chiamare WU MING. Queste due parole cinesi dovrebbero significare SENZA
NOME, esternando il desiderio di questi signori a non apparire troppo.
Scegliendo dei nomi assolutamente inconsueti, seppur possa apparire
paradossale, si ricordano più facilmente e questi signori, invece di assentarsi
come “avrebbero” desiderato, presenziano maggiormente. È una tattica sagace,
adottata ultimamente anche da uno pseudo partito, simulare di percorrere strade
opposte a quelle transitate
maggiormente, ma col desiderio di arrivare alla stessa meta. Risultato?
Il raggiungimento dello scopo rimane identico ma si appare, agli occhi degli
altra passeggeri, viaggiatori diversi.
Nel caso specifico dello pseudo partito, è stato il trucco del “silenzio” ad
essere scelto, evitando interviste e dichiarazioni pubbliche, consapevole che
non ci sia nulla che attragga di più l’attenzione di un finto silenzio quando viene
ostentato così “chiassosamente”.
Questi signori di WU MING, a proposito dell’ultima opera di
Tomatis e Buscema “L’Arte di stupire”, hanno scritto/recensito
“ Tomatis e Buscema annunciano un nuovo mattino dei maghi.
Quei maghi, ci dicono, non saranno un’élite: quei maghi saremo noi, noi tutti:
magia al popolo!”.
Nulla da dire sul lavoro di Tomatis e Buscema e,
ripetendomi, nulla da dire sul
collettivo Wu Ming ma, mai e poi mai la magia deve essere consegnata al popolo,
anche nel più figurato dei termini. Altrettanto
nulla contro il popolo, ne faccio parte e mai mi butterei zappe sui piedi oltre
a quelle che già ricevo abitudinariamente e per di più senza averle richieste,
ma è proprio in queste errate ideologie di “sinistra artistica” che, non solo
non si creano i giusti equilibri fra le parti del tutto, ma si alimentano
divari sempre più evidenti e in quel Tutto, emergerà sempre qualcuno che vorrà annullare
l’importanza di tutto il resto. Ne abbiamo esempi più che evidenti proprio qui
in Italia con la sua arte sempre più “sinistra”: nella nostra televisione, nel
nostro cinema, teatro, dappertutto - mondo della magia compreso.
Scrivono ancora
“Quei maghi saremo noi, noi tutti”
Non credo. Nel momento che “TUTTI SI È” tutti … NON SI È! Mi spiego, “si è” nel momento che questo
“essere” si differenzia da altri modi di “essere”. Se tutti “SI È” allo stesso modo non ha senso
parlarne. Dire che i 7 miliardi di esseri umani sulla Terra respirano non
incentiva nessuna discussione, se invece solo una decina, di questi sette
miliardi di esseri umani, ha le branchie e vive serenamente sotto acqua, sì che
“LORO SONO!” e chiamate pure Piero
Angela o Giacobbo.
Popolo e Magia sono agli antipodi e rappresentano appieno
due elementi di cui è assolutamente necessaria ed inevitabile la correlazione
ma che altrettanto assolutamente devono evitare una sinergia collaborativa se
non finalizzata al compimento della magia in cui è il mago ad aver la meglio.
Io non ho mai creduto alla bontà dei sovversivi, pure quando vengono
considerati “pacifici”. Le rivoluzioni servono a cambiare drasticamente i corsi
storici dall’andazzo indesiderato, ed è vero, solo le rivoluzioni hanno questa
capacità terapeutica d’urto, se ci vuole un mezzo secolo per costruire uno Stato o uno “stato” squallidi ci occorrerebbe, a meno che non si “rivoluzioni”,
un altro mezzo secolo per ricondurli
agli antichi (spesso presunti) splendori, ma ad obiettivo raggiunto si
riattiverà immediatamente una nuova serie di eventi che col passar del tempo
riformerà un altro Stato o “stato” squallidi. Sono cicli inarrestabili ed
inevitabili e riguardano i contesti di qualsiasi dimensione, geografica,
politica, imprenditoriale. Nulla cambia, limita a rinnovarsi, trasformarsi per
poi ritornare a com’era. Processi irreversibili. Le tregue fra la finta
serenità raggiunta e il ri- inizio della Non serenità, sono troppo brevi per
alimentare desideri così entusiasti di raggiungerle, soprattutto se supportate
dalla presunzione che queste pause di
grazia dureranno per sempre. Lodevoli le intenzioni, ma inutili gli
spropositati ottimisti. Lungi da me l’idea di cedere alla tentazione del
fatalismo e di adagiarsi sui divani dell’apatia, ma credo serva limitarsi ad accettare
l’idea che solo il colore che noi diamo alle cose cambia gli eventi, mai le nostre
azioni soprattutto quando mosse da intenti rivoluzionari. Ritornando più
dettagliatamente al discorso della magia, ho sempre pensato che l’aspetto più
eccitante della stessa, sia la sua capacità di combattere la conformità della
realtà. Anche il cinema, ha le stesse potenzialità, ma attorno alla magia si materializzano
elementi ogni volta imprevedibili che in un film non possono accadere. In un
momento magico, la spaccatura fra il consueto e l’imprevedibile ha un’aura speciale,
uno scambio energetico ineguagliabile e, arrivo al dunque, solo grazie alle
parti che non assumono ruoli diversi da quelli con cui sono stati designati,
rappresentante della magia (e quindi La Magia) da una parte e popolo spettatore
dall’altro. Due ruoli, dove nessuno è superiore all’altro, ma che necessitano
di un distacco affinché la magia non smarrisca l’autorevolezza affascinante che
l’ha provocata e sempre contraddistinta dalle altre arti. Trovo inefficace l’ostinata
ricerca, specie in questi ultimi anni, di confondere le arti, l’ibridazione fra
loro di discipline vecchie e l’invenzione di sedicenti professioni artistiche
in cui si fanno, con gli oggetti e i mezzi di adesso, le stesse cose che si facevano secoli fa, ma
chiamandole con quei neologismi fighi,
spesso in altre lingue, che li inspessiscono
di carisma.
È la Semplicità
curata in tutte le sue forme a produrre la Meraviglia. Adesso, come allora, ad
attaccare alla poltrona non è tanto l’effetto tecnologico partorito dai
cervelli fumanti di un’equipe di ingegneri, ma la poesia in un qualcosa che ci
sembra impossibile non riprodurre vedendolo eseguire con tutto quello che tranquillamente
avremmo a portata di mano.
In queste rivoluzioni culturali di questi ultimi tempi non c’è
Semplicità.
Ancora una volta dichiaro la bonarietà delle mie più che
discutibili dichiarazioni e la mia assoluta volontà di non attaccare, anche
perché sprovvisto di mezzi con cui combatterli, né il mio amico e guru Mariano Tomatis né Buscema o i
signori di Wu Ming da cui, come dai primi, ho da imparare universi di cose.
Amichevolemente e sperando che non mi ghigliottinino,
Livio Cepollina