CASTELLAMONTE - In molti si saranno meravigliati di un padre
che giudica “villano” un delinquente senza scrupoli che gli ammazza la figlia
per dei soldi e per alimentarsi ulteriormente l’ego. Un termine
inverosimilmente dolce per etichettare un esponente inconfutabilmente del Male.
Anzi, molti l’avranno anche preso in giro, quel signore anziano, malconcio,
umiliato e basito. Ma in quel “villano” c’è molto di più di quello che
spontaneamente appare, c’è un riferimento preciso a chi, cafone, non riesce a
muoversi fra quelli convenzioni, quei codici morali, che una società civile
impone affinché tale resti.
In quel “villano” si allude a quegli esserini umani che del
pressapochismo comportamentale ne hanno fatto bandiera. Di quella inaudita
superficialità con cui quegli esserini tessono i loro rapporti col prossimo
vedendo in quel prossimo un inutile altrui, al massimo un comodo tramite, che
deve soccombere solo ai suoi piaceri e desideri.
Nel “villano” meno grave c’è quello che promette e non
mantiene, che parla ma non fa, che si fa mantenere a vita, che non si è mai
svegliato al mattino presto, che non paga le tasse, per arrivare al “villano”
pericoloso che è quello che ruba o che arriva fino ad uccidere. Il mondo è
strapieno di “villani” e fa tutt’altro che ridere, anzi - c’è da averne paura.